Letture

…..ovvero estratti da libri che ci piacciono

20 gennaio 2021

Didier Tronchet è un giornalista francese che ama definirsi “ciclista urbano, libero e repubblicano”. Dal suo libro “Piccolo trattato di ciclosofia”, Pratiche Editrice, estraiamo qualche pensiero dedicato ai ciclisti “pericolosi”.

Per il ciclista, il vero pericolo viene dal ciclista stesso. Due atteggiamenti possono metterlo in pericolo. Il primo è l’incoscienza.

Fare irruzione nel traffico come un toro infuriato che taglia la strada in qualsiasi circostanza. Irrompere nella circolazione, corpo estraneo animato dalla sola intenzione di perforare il reale, i paraocchi puntati sull’obbiettivo, con il fine di collegare un punto all’altro nel minor tempo possibile, senza lasciarsi distrarre dal brulichio dell’umanità tutt’intorno, la quale chiaramente non ha altra proccupazione oltre a quella di ostacolare la sua arrogante andatura. Questo significa entrare in competizione con l’automobilista, che ha esattamente la stessa logica di funzionamento (suicida nel caso del ciclista). Se ci viene perdonata l’allegoria riflessiva, è “la rana che si gonfiò per diventare un bue”. E’ soprattutto calpestare la filosofia stessa della bicicletta che è sempre stata, ricordiamolo, più vicina a quella della farfalla che a quella del bulldozer. La farfalla durante il suo percorso arricchisce, il bulldozer distrugge tutto ciò che incontra.

Il secondo atteggiamento pericoloso è la paura.

Immettersi nella circolazione con una vaga pelle d’oca, con le palpebre che sbattono come quelle di un bambino che sta per prendere uno schiaffo, temere il pericolo in ogni istante e dappertutto crea il rischio anzichè evitarlo. E’ un atteggiamento antitetico all’altro, ma dà lo stesso risultato. il ciclista pauroso è di nuovo un corpo estraneo al traffico e l’innesto, troppo timido, rischia di non attecchire. Attenti al rigetto!. Il ciclista deve fare il suo ingresso sulla scena d’asfalto con la volontà di dover riaffermare in ogni istante la propria presenza, sostenuto dall’intima e tranquilla certezza di essere la proprio posto, qui e ora, fronte alta, sguardo ubiquo, udito vigile. Da qui la sua indistruttibiltà, tranne il caso sempre disarmante di un destino crudele che avrebbe cominque potuto esprimersi in un qualsiasi altro momento, in mille altre modalità.

23 novembre 2021

​Estratto da “Più bici più piaci” di Paolo Pinzuti e Federico Del Prete. Terre di Mezzo Editore – Milano.

Birota mercatoris sapiens

La signora che fa la spesa

Tra le specie di ciclista che si possono incontrare in ambito urbano, una delle più interessanti è la Birota mercatoris sapiens, anche conosciuta come “ciclista da compra”. Il ciclista da compra trova il suo habitat naturale tra le bancarelle dei mercati rionali e nei pressi delle botteghe di quartiere dove è solito trascorrere le giornate palpando frutta e verdura e mappando l’esatta ubicazione dei prodotti enogastronomici di maggiore qualità.

Il ciclista da compra è un soggetto particolarmente abitudinario ma che, all’occorrenza, non disdegna l’esplorazione di nuove realtà agroalimentari all’interno del suo territorio di pertinenza. Nutre un’avversione innata per la grande distribuzione organizzata e questo gli garantisce le simpatie di negozianti e bottegai che, infatti, ricambiano la sua fedeltà con gesti di affetto che si traducono in sconti e consigli spassionati sui prodotti più freschi e più gustosi.

CESTINO

Il Birota mercatoris sapiens è sempre accompagnato da una bicicletta sul cui portapacchi posteriore sono alloggiate delle bisacce dove riesce a far entrare qualunque cosa, al punto che c’è ancora chi crede che Mary Poppins appartenesse a questa specie di ciclista urbano. Recenti studi hanno invece dimostrato che il ciclista da compra ha più semplicemente sviluppato una capacità di gestione millimetrica degli spazi che gli consente di stipare carichi anche molto voluminosi.

La capacità organizzativa di questa specie di ciclista è quindi la sua principale caratteristica evolutiva: egli, infatti, tende a effettuare piccoli acquisti con grande frequenza in modo da mantenere la dispensa sempre piena di prodotti freschissimi. Quotidianamente, di ritorno dal lavoro, si ferma in una o più botteghe per acquistare qualche leccornia evitandosi in questo modo i fastidiosi esodi del sabato mattina verso i centri commerciali in periferia.

In caso di acquisti particolarmente pesanti o ingombranti, il ciclista da compra può ricorrere all’uso di un rimorchio a due ruote che, agganciato all’asse posteriore della propria bici, gli consente di trasportare carichi anche superiori ai 100 kg senza troppa fatica.

EXTRACYCLE

Il Birota mercatoris sapiens è diretta evoluzione del Birota mercatoris stoltus che trasportava i propri acquisti alloggiando il carico direttamente sul manubrio, mettendo però così a serio repentaglio la propria incolumità, in quanto le buste della spesa hanno la sgradevole tendenza a infilarsi nei raggi della bici e, oltretutto, una volta poggiate sul manubrio, impediscono di utilizzare i freni all’occorrenza. Anche il cestino anteriore di vecchia concezione non è il mezzo più adatto a portare carichi pesanti, perché sbilancia il manubrio rendendo la bici più difficile da guidare. Meglio le borse da attaccare al canotto di sterzo, se si ha giusto una spesa leggera.

La bicicletta del ciclista da compra non ha caratteristiche particolari se non la possibilità di trasportare i materiali acquistati. A questo scopo sono stati recentemente introdotti sul mercato modelli e accessori che, allungando il carro posteriore, offrono un maggiore spazio d’appoggio per assicurarvi borse estremamente capienti (Xtracycle), ma anche seggiolini per bambini ecc.

MARCHI DI RIFERIMENTO: Xtracycle, BOB, Basil.

l libro “Più bici più piaci” è sfogliabile e acquistabile sullo shop del sito Terre.it.

22 marzo 2021

I cicloturisti lombardi non possono che ringraziare l’estesa rete di canali che percorrono la nostra pianura: spesso rappresentano vere autostrade per chi, come noi, cerca di evitare le strade troppo trafficate. Il giornalista e storico Gabriele Pagani è uno dei massimi esperti delle vie d’acqua, ivi incluse rogge e fontanili, che circondano Milano e che, nei secoli passati, ne hanno creato la fortuna .

Estratto da “Milano e i suoi borghi” di Gabriele Pagani. Editrice Edlin – Milano, 2009.

I FONTANILI

Il fontanile è un fiume che ha la sorgente, per lo più, in pianura. É caratterizzato dalla mancanza di affluenti e dalla captazione e imbrigliamento dell’acqua risorgiva ad opera dell’uomo. Del fiume ha la specificità del deflusso di acqua permanente, con pendenza media debole o modesta, con un alveo non naturale,essendo realizzato canalizzando lo scorrimento dell’acqua stessa. Altra caratteristica non naturale è la indispensabilità della pulizia, per la conservazione della tipicità del corso d’acqua.(…)

Il fontanile costituisce l’ingegnosa captazione di un fiume sotterraneo che dalle Prealpi scorreva in direzione sud, fra strati impermeabili argillosi. Geologicamente il fenomeno detto della risorgenza interessa una fascia – nota come fascia delle risorgive o dei fontanili – che si estende dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia.(…).

Il processo geologico che li ha generati è durato alcuni milioni di anni e costituisce l’ultimo stadio del mutamento della Pianura Padana, originariamente golfo dell’antico mare Adriatico. Si è prodotto con il riempimento dell’ampia primordiale conca marina con ingenti quantitativi di materiali alluvionali e di erosione delle Alpi, operato da agenti sia meteorici sia di trasporto, quali i ghiacciai, torrenti e fiumi delle ultime glaciazioni dell’era quaternaria.Nella fascia prealpina, con una diversa composizione geologica, con argille e arenarie di origine marina e relative caratteristiche, si sono create le condizioni per agevolare il fenomeno del carsismo, con una cospicua penetrazione delle acque dei fiumi e quelle meteoriche nella viscere della terra e con una intensa circolazione idrica sotterranea. La granulometria del substrato dell’alta pianura, più grossolana ed incoerente, estremamente permeabile, diventa nella bassa pianura più sottile, formata essenzialmente da sabbie e argille. Conseguentemente le acque sotterranee, trovando difficoltà a proseguire nel sottosuolo, tendono ad “affiorare a giorno” là dove la superficie freatica interseca quella topografica.

I fontanili hanno origini antichissime: nei pressi di Pero i fontanili sono sovrappassati dal canale Vepra-Olona. Essendo stata realizzata la Vepra in periodo romano, la realizzazione dei fontanili si deve ritenere ancora più remota.

La metodologia di realizzazione del fontanile prevedeva l’infissione di un tubo, detto tina, dapprima in legno ricavato da un tronco, poi di metallo e, nei tempi prossimi a noi, di cemento, . Essa permetteva la conduzione della falda acquifera sorgente verso la superficie, con il successivo contenimento mediante una opportuna arginatura. Si tratta di un tecnica di ingegneria idraulica messa a punto in tempi lontanissimi e di cui conosciamo quasi nulla.

La tina aveva un diametro di alcune decine di centimetri e richiedeva una severissima manutenzione con spurgo e rimozione di sedimentazione varia,compreso sassi e sabbia. L’arginatura a semicerchio ampio, a mo’ di anfiteatro,poteva avere un raggio di poche decine di metri, ma poteva raggiungere anche dimensioni ragguardevoli e formare un vero e proprio lago, soprattutto se le tine erano più d’una e costituivano la cosiddetta testa del fontanile. Nel caso del Nirone, uno dei tre maggiori corsi d’acqua di Milano (con il Seveso e la Vepra-Olona, oltre a numerosi altri fontanili minori) , la testa del fontanile era costituita da ben otto tine che andavano a sommarsi ad altre sedici del fontanile Rigosella (o Rugosella) che era stato fatto confluire nel Nirone. Il risultato era un fiume con straordinaria portata, in grado di far funzionare otto mulini dalla sua origine, tra Roserio e Baranzate, al Castello di Milano e di scorrere poi lungo le mura della città.

L’arginatura, a protezione dell’acqua risorgiva, aveva un’altezza variabile in funzione della quantità d’acqua, irrobustita da mattonatura o pietre in vivo ed era piantumata con alberi. La piantumazione di alberi aveva la funzione di favorire e migliorare l’ancoraggio dell’argine stesso.(…) Il semicerchio della testa ad argine veniva prolungato, quasi a formare un cerchio, in modo da veicolare l’acqua verso una profonda ed ampia canalizzazione, detta asta del fontanile, fino a rastremarsi alla stessa altitudine del terreno circostante, prima di assumere la definitiva forma di un fiume. I fontanili arricchivano la fitta rete di fosse, rogge, canali, ossia i numerosissimi corsi d’acqua, a descrivere quasi una arabescata rete tessuta con maestria, tanto descritta e decantata sia dagli addetti ai lavori, nella pubblicistica specializzata, sia da storici greci (1) e romani, sia dai letterati, in primis il Petrarca, che risiedette a Milano tra il 1353 e il 1361.

Dell’originaria funzione di intercettazione della vena d’acqua per impedire l’impaludamento e la progressiva bonifica del territorio, si passò allo sfruttamento intensivo del fontanile, attraverso varie metodologie e con finalità di sfruttamento, sia in agricoltura, sia per esigenze difensive con l’utilizzazione dei fossati di fortificazioni o delle mura, oltre che raccolta e veicolazione fognaria per le esigenze della città.

In agricoltura il fontanile risulta essere stato l’autentico e straordinario propulsore per uno sviluppo della pianura padana. I fontanili e i consequenziali prati a marcita, con le straordinarie produzioni di foraggio hanno alimentato i commerci dell’antichità: Milano, nonostante fosse l’unica grande città dell’età antica a non sorgere presso un grande fiume, grazie ad essi divenne l’area economicamente più sviluppata del continente.

La portata e l’apporto d’acqua dei fontanili costituisce un fenomeno di una tale importanza che, nei tempi moderni, si coglie con difficoltà un orizzonte paesaggistico così radicalmente mutato. Un ingegnere milanese, nel XIX secolo, ha esplorato con meticolosità l’ampiezza dell’evento e, dai suoi lavori, risulta che la portata dei circa mille fontanili, a sud di Milano, era di 3.500 once magistrali milanesi, equivalenti a 112.000 l/sec10. Per avere un termine di raffronto si consideri che l’Olona, il Lambro Settentrionale e Meridionale portavano 16.000 l/sec e i Navigli della Martesana, Grande, Muzza, grazie però alle loro cospicue derivazioni dai fiumi Ticino e Adda, portavano 128.000 l/sec.

In provincia nel 1975 ne erano attivi ancora 430, con una portata media di 28 metri cubi al secondo, particolarmente a nord, con Novate Milanese (15 fontanili), Bollate (25), Rho (23). Nello stesso anno erano stati censiti a Milano 84 fontanili, in gran parte però ormai asciutti o coperti e tombinati.L’urbanizzazione, l’abbandono dell’agricoltura, l’abbassamento della falda per i cospicui prelievi per le necessità industriali e civili, hanno determinato un radicale mutamento del paesaggio e la conseguente scomparsa di queste particolari infrastrutture finalizzate all’economia agricola. Ai pochi fontanili rimasti e, in qualche caso, gelosamente conservati dai proprietari, anche se con scarsissima o nulla manutenzione, si è aggiunta la preservazione, su iniziativa della Provincia di Milano di un fontanile a scopo didattico museale. È situato nel Comune di Bareggio, è denominato Fontanile Nuovo ed è tutelato con una opportuna norma, con l’obiettivo di salvaguardare questa testimonianza alle future generazioni. L’Amministrazione provinciale di Milano l’ha corredata di opportuni pannelli esplicativi, con descrizione sull’origine del fontanile, sulla flora e sulla fauna di questo particolare corso d’acqua, motore dell’economia agricola in antichissimi periodi storici.

(1) La pianura che delimita l’Italia verso nord … per la sua fertilità e per la sua estensione oltrepassa tutte quelle d’Europa che sono venute a nostra conoscenza.

Polibio, Storie, II, 14

Non è facile descrivere la feracità del territorio. Tanta è, secondo i luoghi, l’abbondanza di grano, che spesso ai nostri tempi il medimno siciliano di frumento (circa 52 litri) costa quattro oboli, quello di orzo due, e la metreta di vino (circa 40 litri) lo stesso prezzo della misura d’orzo. Il miglio e il panico vi crescono con una profusione veramente straordinaria. Dell’abbondanza delle ghiande prodotte nei querceti allineati a intervalli nella pianura, si avrà una idea da quanto dirò: sulla massa di suini macellati in Italia per i bisogni dell’alimentazione domestica e dell’approvvigionamento delle truppe, il contributo più considerevole si ricava dalla pianura padana. Del buon prezzo e della profusione degli alimenti al dettaglio ci si può facilmente fare un’idea più esatta da questo: chi, viaggiando per il paese, contratta il prezzo in una locanda non paga per i singoli prodotti consumati ma chiede il prezzo giornaliero complessivo dell’alloggio per persona.

Polibio, Storie, II, 15

12 marzo 2021

​Estratto da “Più bici più piaci” di Paolo Pinzuti e Federico Del Prete. Terre di Mezzo Editore – Milano.

Birota senator

Anziano che esce a socializzare

Lo si vede circolare soprattutto per le strade di provincia nei pomeriggi assolati di primavera: è il Birota senator, il terribile predatore di tempo altrui. Da quando è andato in pensione, vaga alla disperata ricerca di qualcuno con cui fermarsi a parlare e ammazzare il tempo. I suoi argomenti preferiti sono le condizioni meteorologiche, i dolori reumatici, i rapporti sentimentali dei vicini di casa, con qualche occasionale variazione sulle politiche di gestione del territorio, in particolare sull’incapacità di pianificazione urbanistica.

Il pensionato giocatore di bocce è una figura quasi mitologica e c’è chi sostiene che la sua prima apparizione risalga al momento in cui Noè e i figli, scesi dall’arca, iniziarono a costruire le fondamenta della loro casa e si trovarono osservati dal Birota senator che, appoggiato a un albero, con le mani dietro la schiena e con una copia dell’edizione babilonese della Settimana enigmistica sotto l’ascella e uno stilo di canna nel taschino della camicia, emetteva incomprensibili borborigmi scuotendo la testa.

LA GIUSTA PRESSIONE

La tradizione orale dell’epoca (riportata da scribi assiri mentre venivano osservati attentamente dal giocatore di bocce con il cavallo d’acciaio a pedali) conferma che le sue abitudini di mobilità non sono mutate nel corso del tempo: tuttora predilige telai dalle geometrie comode, ovvero con il carro posteriore leggermente allungato e con angoli delle tubazioni verticali leggermente inclinate in modo da consentire di pedalare mantenendo una posizione della schiena semi-eretta per non affaticare la zona lombare, ruote da 28 pollici con gomme poco o per nulla scolpite, gonfiate appena sopra il limite minimo consigliato[1] (per ridurre le vibrazioni e assorbire i colpi) e una sella generosa con una scanalatura nel mezzo che evita lo schiacciamento della prostata. Proprio la scoperta della sella con la scanalatura è stata fonte di grande gioia per il Birota senator perché, oltre ad aver risolto alcuni problemi nelle parti più delicate della sua persona, gli ha offerto un ulteriore spunto di conversazione per intrattenere i rivali durante le interminabili partite di bocce.

IL SELLINO COL BUCO

Alcune fonti sostengono che un tempo sia anche stato giovane e che abbia cominciato a usare la bicicletta dietro prescrizione medica per far fronte ai piccoli problemi cardiocircolatori che, inevitabilmente, sopraggiungono con l’avanzare dell’età. Altre fonti sostengono invece che il Birota senator usi la bicicletta per motivazioni puramente economiche, giacché la pensione non basta mai per arrivare alla fine del mese.

Nel tempo libero dalle chiacchiere, dall’osservazione dei lavori a bordo strada e dalle passeggiate in bicicletta, il Birota senator si dedica alla realizzazione di un progetto destinato a modificare per sempre la concezione del mondo: il manubrio con il portabocce integrato. Fino a quel momento, si accontenterà di trasportarle in una borsa comodamente adagiata sul portapacchi posteriore.

MARCHI DI RIFERIMENTO: Umberto Dei, Selle Royal.

LETTURE DI RIFERIMENTO: La settimana enigmistica (edizione babilonese).

[1] La pressione delle gomme varia da pneumatico a pneumatico; in generale, maggiore è la sezione dello pneumatico, minore è la pressione necessaria. La pressione ideale di ogni pneumatico è indicata sulla carcassa in Bar e in Psi con un valore minimo e un valore massimo.

Il libro “Più bici più piaci” è sfogliabile e acquistabile sullo shop del sito Terre.it.

1 febbraio 2021

​Estratto da “Più bici più piaci” di Paolo Pinzuti e Federico Del Prete. Terre di Mezzo Editore – Milano.

​Birota sensualis

Pedalare senza rinunciare al tacco

Con la pubblicazione della canzone Bellezze in bicicletta, nel lontano 1951 il Quartetto Cetra sdoganò il mito della Birota sensualis, una specie di ciclista che, con l’avvento della motorizzazione di massa, andò gradualmente scomparendo per poi tornare in auge nelle nostre città nel corso degli ultimi anni.

La Birota sensualis tende a popolare principalmente i centri delle città di grandi e piccole dimensioni e si sposta per piccoli tragitti a bordo di biciclette tanto semplici quanto raffinate nei dettagli, sempre perfettamente abbinati agli altri accessori. Questa specie di ciclista nutre una cura quasi ossessiva per il vestiario e predilige le gonne (lunghe o corte, non importa) ai pantaloni a cui associa rigorosamente scarpe col tacco che fungono da appoggio durante la pedalata.

PARARUOTA

La bicicletta della Birota sensualis è un tipo “R”, anche detta “olandesina”, che le consente una posizione in sella estremamente comoda, con la schiena perfettamente perpendicolare al terreno. Il telaio è generalmente in acciaio a congiunzioni che alle volte possono essere cromate o di colore differente dal resto delle tubazioni. Generalmente è sprovvista di cambio, ma in alcuni casi può essere dotata di cambio al mozzo che, in ogni modo, non modifica in nessun modo l’aspetto estetico del mezzo. Non possono mancare i parafanghi, né il carter paracatena, come pure dei copriraggi che evitano che la gonna o altri parti svolazzanti possano finire dentro la ruota. La letteratura di riferimento esprime pareri contrastanti sul portapacchi posteriore che, secondo alcuni, sarebbe da ritenere una soluzione poco ortodossa che potrebbe intaccare l’aspetto del mezzo. Esiste, tuttavia, ampio accordo sul fatto che il portapacchi posteriore possa essere sostituito o (secondo alcuni) impreziosito dalla presenza di un cestino al manubrio per trasportare la borsetta e altri oggetti d’uso comune. Un tempo queste biciclette venivano equipaggiate con sistemi di frenaggio a bacchetta, tendenza che negli ultimi anni è stata sostituita dai più efficaci freni ad archetto, v-brake o, addirittura, da freni a disco.

CONGIUNZIONI DEL TELAIO

La presenza in città di un esemplare di Birota sensualis può essere facilmente individuata dall’odore nell’aria di fragranze di rosa, violetta, bergamotto, ambra o sandalo, così come da comportamenti insoliti da parte della fauna maschile adulta nei dintorni che, in sua presenza, può presentare alterazione del battito cardiaco, eccesso della salivazione o secchezza delle fauci, aumento della sudorazione e della temperatura corporea, flatulenza e diarrea, paralisi momentanea, allucinazioni, coma o anche morte per soffocamento. Questi sintomi possono essere associati a balbuzie ed espressioni sonore inconsulte come ululati, borborigmi o grugniti.

Ovunque ben accolta, la Birota sensualis ha però un unico predatore: l’Autosaurus suvnormalis, una specie di automobilista generalmente in sovrappeso che ama muoversi a bordo di veicoli particolarmente ingombranti e che, contro qualunque logica, crede di poter fare colpo sulla bella ciclista mostrando i muscoli dei cavalli vapore nascosti sotto il cofano del proprio Suv.

MARCHI DI RIFERIMENTO: Cicli Montante, Cicli Bressan, Basil.

LETTURE DI RIFERIMENTO: Filippa Lagerbäck, Io pedalo e tu?, Gribaudo 2013.

Il libro “Più bici più piaci” è sfogliabile e acquistabile sullo shop del sito Terre.it.

24 dicembre 2020

Didier Tronchet è un giornalista francese che ama definirsi “ciclista urbano, libero e repubblicano”. Dal suo libro “Piccolo trattato di ciclosofia”, Pratiche Editrice, estraiamo qualche pensiero “di stagione”.

Il cattivo tempo, Ecco a voi l’argomentazione decisiva contro la bicicletta. Cosa rispondere ad un automobilista sonnacchioso, immerso nel comfort (…), mentre fuori il ciclista sembra in balìa di una lotta dantesca contro gli elementi? Cosa rispondere? Niente, Sarebbe vano cercare di convincere l’autofilo murato vivo che il freddo non si combatte soltanto schiacciando il bottone del riscaldamento.

Dopo tre colpi di pedale, il ciclista possiede il proprio impianto di riscaldamento integrato, energia pulita e rinnovabile (e gratuita!), attivata dalla turbina delle sue ginocchia. Il rendimento calorico della combustione muscolare è tale che il neociclista in ambiente polare si accorge rapidamente che, una volta di più, si è vestito troppo pesante. Nel giro di un quarto d’ora, la giacca a vento diventa una specie di stufa, e si avverte l’urgenza di sbottonarsi. Sotto l’occhio sbalordito dell’automobilista, lontano mille miglia dall’immaginare che si possa stare all’aperto, sotto zero, e al tempo stesso al caldo.

Ecco un effetto perverso del meccanismo “Riscaldamento centralizzato a casa / Riscaldamento sotto il cruscotto in macchina / Climatizzazione in ufficio”.

Dov’è il contrasto che esalta le sensazioni? Il nostro amico automobilista, a sua insaputa, si è lasciato fagocitare da una fase anestetizzante, da una tonalità di sensazioni monocordi.

Il nostro amico ciclista, esposto per natura alla furia o alla benevolenza degli elementi, con un briciolo di fatalismo acquisito nel corso di acquazzoni improvvisi, invece mantiene, anch’egli a sua insaputa, un tenue legame con la natura.

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